Agriturismo

Molti dei nostri ospiti rimangono sorpresi nel leggere le numerose scritte che decorano il loggiato moresco della casa principale. Tra tutte, quella che sorprende di più è un’iscrizione del 1968, giorno della memorabile scoperta del villaggio protostorico di Madonna degli Angeli. Questa è solo una delle tante testimonianze che legano indissolubilmente questa casa e la sua terra ai suoi proprietari e alla loro storia.
La nostra famiglia, è legata a questi luoghi fin dal XVII secolo, quando, il nostro antenato Lorenzo de Pompeis decise di trasferirsi a Torre de’ Passeri dal borgo di Castelli, piccolo centro della provincia teramana alle falde del Gran Sasso. Qui fin dalla fine del XV secolo il capostipite della nostra famiglia Orazio Pompei si dedicava al mestiere che nel Rinascimento veniva considerato nobilissimo: l’arte di dipingere maiolica. Le committenze erano le più importanti casate reali e principesche d’Italia quali gli Aragona, gli Orsini e i Farnese, per i quali la più importante famiglia di ceramisti del ‘500 era quella dei Pompei (questo era il cognome originario) di cui il borgo di Castelli conserva ancora l’antica fornace.

Ancora oggi entrando in questo palazzo (Palazzo de Pompeis), che è vincolato quale Monumento Nazionale per l’originalità della struttura, degli arredi e delle suppellettili straordinariamente conservatesi integre, si è subito assaliti dagli sguardi dei ritratti di famiglia appesi alle pareti, non tanto per ricordarci il singolo personaggio, ma la continuità della famiglia che vuole testimoniare la storia delle proprie origini.

Ed è proprio la continuità e il desiderio di non dimenticare che ha spinto, con mezzi e modalità diverse, tutti i componenti di questa famiglia a conservare negli anni e fino ad oggi la loro storia; nello stesso tempo questo attaccamento alle tradizioni, ereditato dal passato, ci ha portato a coltivare l’amore per la storia della nostra terra.

Mio padre, Claudio de Pompeis, e prima ancora mio nonno Ermanno, entrambi medici, “curiosi dell’uomo” e dei suoi molteplici aspetti, hanno dedicato gran parte della loro vita allo studio e alla scoperta della storia dell’Abruzzo, dando, se pure in modo non professionale, un contributo cospicuo allo sviluppo dell’archeologia e della cultura abruzzese, in particolare quella preistorica e protostorica. Io e i miei fratelli vivevamo queste esperienze come avventure fantastiche, in cui la terra ci restituiva capitoli interi di storia, regalandoci indimenticabili emozioni durante le nostre innumerevoli esperienze di scavo nel volontariato.
Non dimenticherò mai il giorno in cui, durante lo scasso per impiantare la vigna alla Madonna degli Angeli, il trattore si fermò e mio padre, in preda all’eccitazione e tra la totale incomprensione e meraviglia dei contadini, cominciò a cacciare dalla terra vasi, suppellettili di varia natura, spilli e aghi di bronzo, ornamenti e oggetti di uso quotidiano. Si trattava di un villaggio protostorico di tremila anni fa, i cui scavi furono poi condotti dal Comitato Abruzzese di Preistoria e Protostoria, di cui mio padre faceva parte. Scavammo per giorni interi e i ritrovamenti furono ben più importanti di quello che speravamo. Questo per noi bambini piccoli fu un evento eccezionale: nostro padre aveva trovato il tesoro nascosto … ! Proprio sotto quella terra dove i nostri nonni avevano camminato per secoli !